24 maggio
Sappiamo tutti che il Piave mormorò “non passa lo straniero”. Durante gli esami di maturità mi chiesero di commentare San Martino del Carso di Ungaretti e io lo feci commossa, non perché non ricordassi la poesia, dato che all’epoca certi brani si imparavano a memoria, ma perché “di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto”.
Le commemorazioni di questi giorni, l’elenco dei nomi dei caduti (nocesi) durante la Grande Guerra contenuto nel libro di Giulio Esposito (tra cui anche un mio avo), mi provocano tanta tristezza.
Tanto rammarico, per giovani vite immolate a fini che loro stessi non comprendevano, un po’ per ignoranza, un po’ perché nemmeno i loro comandanti sapevano cosa, quando e come fare.
E se lo avessero saputo? Se i ragazzi di allora fossero stati più colti, sarebbe cambiato qualcosa? No, perché non c’è mai una ragione valida per la guerra e non c’è e non c’è mai stato un modo giusto per condurla.
La guerra è un errore, sempre.